Come mai c’è così tanta difficoltà nel farsi comprendere, nel saper spiegare con poche parole il nostro lavoro? E’ soltanto una questione linguistica o c’è dell’altro?

Adoro la lingua italiana, ma purtroppo non aiuta la sintesi. 

Ogni giorno leggo e traduco articoli dall’inglese e mi accorgo del numero delle parole che occorrono nelle due lingue per esprimere lo stesso concetto. Non ci credi?

Inserisci un testo in inglese su Google Translate e confronta il numero di parole nella traduzione italiana.

La lingua inglese è più diretta, la lingua italiana è più aulica.

Ci sono due esempi riportati nell’articolo di Annamaria Anelli che riguardano Sergio Marchionne, all’epoca chiamato a salvare la Fiat, il quale chiese ad ogni dipendente di descrivere l’utilità del proprio lavoro in azienda e Mario Draghi che ha chiesto ai suoi ministri di spiegare agli italiani la ricaduta del PNRR con poche semplici parole. 

Sono due bellissimi esempi sulla necessità di usare il minor numero di parole possibile per comunicare il proprio messaggio in maniera efficace.

In alternativa puoi osservare ciò che scrive l’INAIL ai propri assicurati e fare esattamente il contrario.

via: Che lavoro fai in due parole – Annamaria Anelli